UE-Mercosur: salta l’accordo. Necessaria la reciprocità delle clausole

UE-Mercosur: salta l’accordo. Necessaria la reciprocità delle clausole

di Sara Armella e Tatiana Salvi

Posticipata la conclusione dell’accordo tra l’Unione europea e i Paesi del Mercosur. Lo scorso 20 dicembre la Presidente della Commissione Europea si sarebbe dovuta recare in Brasile per la firma del più importante accordo economico che ha mai coinvolto l’Unione Europea, dopo più di 25 anni di trattative. Ma le forti pressioni provenienti dalla Francia, le richieste del Governo Italiano a cui si aggiunge il no di alcuni Stati europei (tra cui Polonia, Ungheria e Austria) hanno impedito al Consiglio europeo di conferire il mandato necessario per la firma.

L’accordo permetterà la rimozione dei dazi su circa il 91% dei prodotti europei esportati verso i Paesi Mercosur, assicurando l’apertura a un nuovo mercato alternativo, composto da oltre 700 milioni di consumatori, importanti vantaggi competitivi per le imprese europee e un accesso più agevole da parte delle PMI al mercato sudamericano.

L’Unione europea ha ottenuto uno slittamento dell’ultimatum lanciato dal Brasile ai leader dei Paesi europei di circa tre settimane, termine ritenuto adeguato per convincere gli agricoltori italiani e i loro rappresentanti dei vantaggi dell’accordo.

L’organo di stampa EurActiv ha riferito che una possibile data per la firma potrebbe essere il 12 gennaio in Paraguay.

Francia e Italia sono le principali artefici di quest’ultimo rinvio. Il Presidente francese e la Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni ritengono essenziali, per prestare il consenso alla conclusione dell’accordo, che tra le misure di salvaguardia siano inserite delle clausole di reciprocità.

Tale condizione, definita “irrinunciabile” dal Presidente francese, offrirebbe uno strumento molto forte a tutela degli interessi degli agricoltori europei, ai quali sono già imposti obblighi molto stringenti in materia di lavoro e diritti dell’ambiente, che comportano un consistente innalzamento dei costi da sostenere.

Il rischio, infatti, è che i prodotti agricoli europei non siano sufficientemente competitivi rispetto a quelli di origine latino-americana. Le conseguenze più preoccupanti riguardano l’immissione sul mercato di prodotti non conformi ai medesimi standard di sicurezza imposti agli agricoltori europei, per esempio il divieto di utilizzare pesticidi e altri prodotti ritenuti “nocivi” dalla normativa europea di cui si fa ampio uso nei Paesi del Sudamerica, con ricadute dirette sulla salute dei consumatori. La clausola di salvaguardia richiesta permetterebbe di sanare questo disallineamento tra i vincoli imposti agli agricoltori europei e quelli latino-americani.

L’Italia, però, prende le distanze da Parigi, che invoca clausole di protezione più forti e controlli più stringenti sulle importazioni.

Il no dell’Italia, quindi, non sarebbe una risposta definitiva, ma condizionata al rispetto di determinate condizioni, capaci di garantire una maggiore chiarezza degli obblighi in capo a entrambe le parti; invece, il voto contrario della Francia rischia di diventare un esito sempre più prospettabile.

A ogni modo, le istituzioni europee hanno già ottenuto un accordo sull’ammontare del volume di importazioni di prodotti agricoli sensibili (8%) e sul valore di diminuzione dei prezzi rispetto alla media triennale (8%) che attiverebbero un’indagine di salvaguardia, valori intermedi a quelli votati dal Parlamento europeo (5% in entrambi i casi) e quelli proposti inizialmente dalla Commissione (5%).

Un’ultima modifica permetterà all’industria europea di chiedere alla Commissione l’estensione del monitoraggio anche a prodotti agricoli “non sensibili”.

La Commissione, inoltre, è stata incaricata di redigere ogni sei mesi un report di monitoraggio sull’andamento e lo stato delle importazioni di prodotti sensibili dal Mercosur, tra cui figurano pollame, carne bovina, riso, zucchero, biodisel, arance, limoni, mandarini e altri prodotti a base di uova.

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