Nuovi dazi su auto e tariffe reciproche
Prosegue la guerra commerciale di Trump. Le imprese UE devono rivedere le loro strategie di export
di Sara Armella e Giovanni Belotti
Dal 3 aprile sono in vigore nuovi dazi del 25% sulle automobili europee, che sostituiscono le precedenti tariffe del 4%. Le aziende UE si sono trovate a fare i conti con nuove misure commerciali che, con pochissimo preavviso, hanno interessato anche la componentistica auto. Ma a preoccupare gli esportatori sono soprattutto i nuovi dazi reciproci che, con un 20% dal prossimo 9 aprile, colpiranno i beni europei, quali prodotti agroalimentari, moda, meccanica, componentistica, arredamento, alcolici e vini. Le imprese devono attuare una serie di strategie per minimizzare i rischi e ottimizzare i propri export plan. Necessari studi sulla classifica doganale, una due diligence sulla catena di approvvigionamento, nonché la revisione dei contratti con i propri clienti.
Nuovi dazi su auto europee e componentistica. I nuovi dazi sono scattati dal 3 aprile 2025 e colpiscono in maniera significativa non solo le auto e i camion leggeri europei, ma anche la relativa componentistica, le cui misure dovranno essere confermate entro e non oltre il 3 maggio 2025. L’automotive è uno dei settori di maggior interesse per l’economia e l’export italiano: nel 2023 si è registrata una crescita del 26,7%, per un valore di oltre 23 miliardi di euro.
Da precisare che i nuovi dazi sulle auto non vanno ad aggiungersi alle precedenti tariffe del 4%, ma sostituiscono ogni precedente piano daziario. Le misure imposte dalla Casa Bianca lasciano però spazio ad alcune eccezioni: le nuove tariffe non si applicano, infatti, ai kit di riparazione e alle raccolte di pezzi di ricambio per autoveicoli.
I primi studi pubblicati a livello internazionale prevedono una riduzione delle esportazioni del 16% per le imprese italiane ed europee, con un impatto dell’ordine di un punto percentuale per il Pil delle economie più dipendenti dalle esportazioni, come Germania e Italia. Diversi marchi europei automobilistici potrebbero subire notevoli danni nell’interscambio con gli USA, tra cui Volkswagen, Volvo, Mercedes, BMW, Stellantis e Ferrari.
Le imprese devono attuare nuovi piani strategici. Fondamentale per le imprese europee, al fine di comprendere meglio l’ampiezza delle misure, effettuare un’accurata analisi della classifica doganale dei prodotti che esportano, per verificare se i loro articoli rientrano nelle tariffe imposte da Trump. Un primo passaggio fondamentale, soprattutto per quanto riguarda la componentistica, è identificare la voce doganale del prodotto. Risulta necessario, inoltre, monitorare le decisioni del Dipartimento del commercio USA, che si occupa dell’estensione delle tariffe a nuovi prodotti, nonché verificare la pubblicazione di nuovi ordini esecutivi sul sito web del Federal Register (https://www.federalregister.gov/presidential-documents/executive-orders/donald-trump/2025).
Un ulteriore aspetto che gli imprenditori europei devono prendere in considerazione sono i rapporti contrattuali: se l’impresa italiana si è vincolata a forniture con clausole che prevedono l’accollo dei dazi alle frontiere USA (Incoterms DDP) occorre verificare le condizioni per un recesso contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta; diversamente, gli oneri economici dei nuovi dazi graverebbero sull’azienda che esporta. Anche nel caso, più frequente, di vendite con clausole ExWorks o simili, i dazi incidono comunque sulla competitività dei prodotti esportati dall’Unione europea, anche se le nuove misure si estendono a molti altri Paesi.
Dazi reciproci generalizzati su tutti prodotti UE. L’Amministrazione Trump ha imposto anche dazi reciproci su quasi tutti i principali beni dell’export italiano ed europeo, quali prodotti agroalimentari, moda, meccanica, componentistica, arredamento, alcolici e vini. Si tratta di misure commerciali generalizzate, che colpiscono la maggior parte delle nazioni considerate “sleali” dall’Amministrazione americana, inclusa l’Europa. Le nuove tariffe si applicano, dal 5 aprile scorso, nella misura del 10%, ma a partire dal prossimo 9 aprile aumenteranno al 20%.
Restano esenti dalle tariffe reciproche soltanto una serie di prodotti considerati di prima necessità per l’economia statunitense: tra i beni interessati dall’esonero vi sono soprattutto quelli dell’industria farmaceutica, che rappresenta una quota rilevante dell’export italiano, per un valore di oltre 40 miliardi di euro. Ma restano esenti anche altri beni, quali prodotti energetici, oro, argento, terre rare, semiconduttori, transistor, rame e legno, per i quali Trump, tuttavia, ha avviato indagini che potrebbero portare all’introduzione di nuove misure.
È importante segnalare l’esenzione de minimis prevista dall’ordine esecutivo del 2 aprile 2025: in linea generale, le importazioni di merci UE con un valore inferiore a 800 dollari possono beneficiare dell’esenzione dalle tariffe reciproche. Tuttavia, sono in corso consultazioni tra i responsabili politici che potrebbero ridurre o, addirittura, eliminare completamente tale soglia.
L’obiettivo delle nuove misure reciproche è quello di applicare le medesime tariffe che i Paesi esteri listati, tra cui l’Unione europea, applicano ai beni statunitensi. Ma con una differenza significativa: per i beni UE, le tariffe di Trump considerano anche l’importo relativo all’Iva all’importazione. Una scelta, quella di equiparare l’Iva ai dazi, che ha una forte ripercussione sul nostro export, penalizzando i prodotti Made in Italy e, in generale, tutti i beni europei.
Indispensabile una due diligence sulla filiera produttiva. Interessante è, infine, il meccanismo di tassazione delle tariffe reciproche, che sono applicate in misura ridotta se parti dei prodotti importati negli USA sono originari degli Stati Uniti: in questo caso, si sottrae dal valore dei beni il valore corrispondente alla componente USA (che deve essere superiore al 20% del totale) e sulla rimanenza si applica il dazio del 20%.
Per tutte le aziende europee che esportano verso gli Stati Uniti diventa quindi indispensabile effettuare un’attenta due diligence su tutta la filiera produttiva. Se per esempio, un’impresa italiana volesse esportare un prodotto di arredamento dal valore di 1.000 euro, che presenta però componenti americane dal valore di 350 euro, le tariffe imposte alla frontiera devono essere applicate esclusivamente sulla quota di prodotto non originario USA. Tenere traccia della propria supply chian significa, dunque, ottenere uno sconto sui dazi all’importazione negli Stati Uniti, poiché la base imponibile è rappresentata dalla differenza tra il valore complessivo del bene e il prezzo dei componenti originari USA.
Se la documentazione relativa alla catena di fornitura è assente o se la Dogana statunitense ritiene che le prove fornite dall’importatore non siano sufficienti a qualificare in maniera chiara quali parti del bene sono considerate di origine statunitense, la tariffa del 20% sarà applicata sull’intero valore del prodotto.
L’Unione europea è pronta a rispondere. Una possibile risposta da parte delle istituzioni europee, finora rimaste sostanzialmente inerti, potrebbe essere quella di ricorrere allo strumento anticoercizione. Tale strumento consentirebbe alla Commissione di adottare misure utili a contrastare la minaccia economica statunitense, introducendo o ripristinando dazi, oneri, contingenti, limitazioni, licenze, limiti all’attività bancaria e assicurativa e alla partecipazione agli appalti pubblici, ecc.
Una risposta basata sulla sola introduzione di dazi doganali, tuttavia, comporterebbe un importante aggravio per le procedure, con ricadute sull’operatività delle dogane nazionali. Ecco perché, tra le opzioni considerate dall’UE vi è anche la possibilità di intervenire sui brevetti, sui diritti di licenza e sulla partecipazione agli appalti pubblici delle imprese statunitensi.
Le percentuali | |||
Paesi colpiti | Dazi reciproci dal 5 aprile | Dazi reciproci dal 9 aprile | Dazio sulle automobili |
Unione europea | 10% | 20% | 25% |
Cina | 10% | 34% | 25% |
Giappone | 10% | 24% | 25% |
Regno Unito | 10% | 10% | 25% |
India | 10% | 26% | 25% |
Vietnam | 10% | 46% | 25% |
Taiwan | 10% | 32% | 25% |
Le tappe | ||
Dazi acciaio e alluminio | Dazi auto e camion leggeri | Dazi reciproci |
12 marzo 2025 | 3 aprile 2025 | 9 aprile 2025 |
25% | 25% | 20% |