di Sara Armella
Le misure si applicano ai prodotti immessi al consumo o ritirati dai magazzini per l’inserimento nel circuito commerciale, a partire dalle ore 12.01 am del 12 marzo.
Dalla mezzanotte del 12 marzo le frontiere degli Stati Uniti applicano dazi addizionali del 25% su acciaio e alluminio europei. Tubi, lamiere, barre, griglie, chiodi, viti, bulloni, mobili in metallo, lattine di birra, e tutto il settore della meccanica sono interessati dalle misure introdotte con due proclami del presidente Trump lo scorso 10 febbraio, i quali modificheranno le tariffe su acciaio e alluminio che lo stesso Trump aveva imposto nel 2018, all’epoca colpendo circa 6 miliardi di euro di esportazioni europee e determinando il dimezzamento dell’export italiano del settore.
La nuova tornata di dazi
La nuova tornata di dazi non rappresenta una semplice riedizione di quelle misure, che l’amministrazione Biden aveva sospeso a seguito di un accordo con il presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen. Anche se i settori sono gli stessi, l’attuale scenario si presenta molto diverso. Secondo le stime europee, i dazi sull’acciaio e sull’alluminio del 2025 copriranno un valore commerciale doppio rispetto a quello del 2018, sia perché il nuovo elenco statunitense comprende anche una serie di prodotti industriali che includono i metalli sia perché i dazi sull’alluminio passeranno dal 10% al 25%, allineandosi a quelli sull’acciaio.
A chi si applicano le misure
Le misure si applicheranno ai prodotti immessi al consumo o ritirati dai magazzini per l’inserimento nel circuito commerciale, a partire dalle ore 12.01 del 12 marzo e pongono, urgentemente, alcune azioni a tutela delle imprese che esportano tali merci verso gli Usa. Un primo passaggio è l’identificazione dei propri prodotti, posto che le nuove misure si riferiscono anche ad “altri articoli derivati da acciaio e alluminio,” che potrebbe non essere agevole identificare. La corretta classificazione dei prodotti esportati verso gli Usa, possibilmente con l’avallo di un parere qualificato dell’Agenzia delle dogane (c.d. informazione tariffaria vincolante) potrebbe confermare l’esclusione dal perimetro dei nuovi dazi.
Monitoraggio del dipartimento del commercio
Necessario, inoltre, monitorare le decisioni del Dipartimento del commercio Usa, al quale è stata affidata l’estensione delle tariffe a una serie di articoli derivati, lista che attualmente comprende anche serbatoi, cisterne, lattine.Altro aspetto da considerare sono i rapporti contrattuali. Se l’impresa italiana si è vincolata a forniture con clausole che prevedono l’accollo dei dazi alle frontiere Usa (Incoterms DDP) occorre verificare le condizioni per un recesso contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta; diversamente, gli oneri economici dei nuovi dazi graveranno sull’azienda che esporta. Anche nel caso, più frequente, di vendite con clausole ex works o simili, i dazi comunque incideranno sulla competitività dei prodotti esportati dall’Unione europea, anche se le nuove misure si estendono a molti altri Paesi
La posizione dell’Unione europea
.L’Unione europea si prepara alla guerra commerciale, avendo annunciato di voler rispondere “fermamente” a qualsiasi tariffa annunciata dal presidente degli Stati Uniti. Ci si attende il ripristino, dal 1° aprile, di una serie di dazi europei selettivi, introdotti durante il primo mandato di Trump e che colpiscono alcuni prodotti simbolo, come i jeans, le motociclette e il bourbon. Si tratta di misure introdotte nel 2018 in ritorsione rispetto ai dazi Usa su alluminio e acciaio e che sono stati sospesi fino al prossimo aprile. A fronte della nuova e più ampia ondata di dazi annunciata da Trump, quelle tariffe è molto probabile che vengano riattivate e la lista potrebbe essere ampliata. Le tariffe di ritorsione dell’UE scatteranno automaticamente il 1° aprile 2025, se non verrà adottata una decisione per estenderne ulteriormente la sospensione: non è dunque necessaria l’adozione di uno specifico atto normativo, poiché le misure sono state soltanto temporaneamente sospese.
Le misure di ritorsione allo studio
Secondo alcune fonti, Bruxelles starebbe inoltre lavorando a un elenco di nuovi prodotti Usa da tassare alla frontiera, che potrebbe comprendere anche i componenti per le auto. Infine, ma non ultimo, desta grande preoccupazione il memorandum di Trump del 13 febbraio, in cui si prevede di introdurre dal mese di aprile dazi “reciproci” a quelli previsti dai Paesi europei per i prodotti Usa, una pesante minaccia per le imprese europee. Un aspetto allarmante riguarda l’ipotesi di considerare l’Iva dovuta sulle importazioni nell’Unione europea al pari di un dazio, che significherebbe tariffe Usa aggiuntive intorno al 20% in aggiunta ai normali dazi. Il punto di partenza del ragionamento è profondamente sbagliato, posto che i dazi sono misure che gravano sui prodotti esteri al momento dell’ingresso in un altro Paese, mentre l’Iva è dovuta anche sui prodotti nazionali o su quelli in arrivo da altri Stati Ue.