Nuovi dazi: prosegue la guerra commerciale di Trump

Nuovi dazi: prosegue la guerra commerciale di Trump

di Sara Armella e Tatiana Salvi

Le nuove tariffe USA
Entrano in vigore da oggi nuovi dazi del 25% sulle auto importate negli USA. Alle 22.00 del 2 aprile 2025, Trump ha annunciato anche nuovi dazi reciproci sui prodotti europei, segnando un’altra fase del piano “America First”. Le nuove tariffe sono del 20% per i prodotti UE e coinvolgono anche altri Paesi come Cina (34%), Vietnam (46%), Taiwan (32%), Giappone (24%), India (26%), Corea del Sud (25%), Thailandia (36%), Svizzera (31%), Indonesia (32%), Cambogia (49%) e Regno Unito (10%). Preoccupano, inoltre, le barriere non tariffarie introdotte da Trump che avranno importanti conseguenze in molti settori.

Dazi al 20%: l’IVA viene considerata un dazio doganale
Trump ha definito “il giorno della liberazione” quello dell’annuncio delle nuove tariffe, che colpiscono anche l’Europa. Per i beni UE viene incluso anche l’importo dell’IVA all’importazione, equiparandola di fatto a un dazio. Questa scelta danneggia in particolare l’export italiano e, più in generale, i prodotti europei.
La confusione tra IVA e dazio è oggetto di discussione, poiché l’IVA non è una tariffa all’importazione ma un’imposta sul consumo a carico del consumatore finale (Corte di Giustizia UE, 17 luglio 2014, C-272/13, Equoland).

La Camera di Commercio Internazionale
La ICC, presente in oltre 170 Paesi, ha pubblicato uno studio il 19 febbraio in cui si afferma che l’IVA non costituisce ostacolo al commercio internazionale, poiché viene applicata allo stesso modo a imprese nazionali ed estere, senza discriminazioni. Il peso dell’IVA ricade solo sul consumatore finale, mentre le imprese possono detrarre o ottenere il rimborso dell’IVA pagata a monte, senza aggravi di costi.

Presupposto fondamentale dell’IVA è il principio di neutralità. I sistemi IVA sono strutturati per trattare tutte le imprese allo stesso modo, indipendentemente da ubicazione e origine. Nessuna azienda può avere vantaggi o svantaggi per la propria sede. La neutralità è garantita dal principio di destinazione, secondo cui i beni vengono tassati solo nel Paese di consumo. Di conseguenza, le esportazioni non sono tassate e i beni importati scontano l’IVA come quelli nazionali. L’IVA, quindi, non dovrebbe creare discriminazioni legate all’origine del prodotto.

L’Unione europea pronta a reagire
Dopo un iniziale atteggiamento prudente, l’UE si prepara a rispondere, mirando anche ai servizi delle Big Tech, settore strategico per gli USA. Finora si è rimandato il ripristino dei dazi su acciaio e alluminio del 2018 e 2020 (Regolamento di esecuzione (UE) 2018/886) e l’attuazione di nuovi dazi su numerosi prodotti americani, per un valore di circa 18 miliardi di euro.Lo strumento anticoercizione (Regolamento UE 2023/2675) consente alla Commissione di adottare contromisure contro la coercizione economica di Paesi terzi. Le misure possono comprendere dazi, oneri, contingenti, licenze, limiti all’attività bancaria e assicurativa, e restrizioni agli appalti pubblici.La Commissione può introdurre dazi anche in violazione del diritto internazionale per rispondere a un atto illecito. Ciò consente di superare il principio della “nazione più favorita” dell’art. 1 del GATT, cardine del WTO.L’introduzione esclusiva di dazi doganali aggraverebbe le procedure doganali nazionali. Per questo si valuta anche l’intervento su brevetti, licenze e appalti pubblici delle imprese statunitensi.Il ricorso allo strumento anticoercizione prevede diverse fasi: indagine della Commissione (4 mesi), atto del Consiglio che accerta la coercizione (8 settimane), e tentativo di soluzione diplomatica. Gli atti esecutivi del Consiglio devono essere approvati a maggioranza qualificata.

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