La strategia dei negoziati che porta verso il sud
di Sara Armella
Negli ultimi anni, la strategia dell’Unione europea rispetto al commercio internazionale si è sviluppata soprattutto attraverso gli accordi di libero scambio. A partire dal Trattato con la Svizzera del 1973 a oggi, l’Unione ha creato la più vasta rete di accordi, oltre 40 trattati con 78 Paesi, in ogni continente. I principali partner preferenziali dell’UE sono Regno Unito (22,1% degli scambi commerciali dell’UE con i partner preferenziali), seguito da Svizzera (14,1%), Turchia (8,9%), Norvegia (7,8%) e Giappone (5,8%). Insieme, questi cinque partner rappresentano quasi il 60% del commercio preferenziale dell’UE.
Nel 2024 sono entrati in funzione i trattati con Nuova Zelanda e Kenya e l’Accordo modernizzato con il Cile, ma la guerra dei dazi ha impresso una forte accelerazione ai negoziati strategicamente più significativi, quello con il Mercosur e l’India.
La Commissione ha raggiunto l’intesa politica dell’accordo con il Mercosur e ora la parte commerciale, di competenza dell’UE, è in attesa del voto favorevole del Parlamento europeo e del Consiglio, ma a livello politico l’approvazione è segnata dalla contrarietà di diverse associazioni di categoria del settore agricolo. L’accordo con il Mercosur interessa il 25% del totale degli scambi mondiali ed è molto importante per il made in Italy, perché liberalizza un mercato di 300 milioni di consumatori, abbattendo i dazi sul 91% delle nostre esportazioni.
Di grande potenziale è anche il negoziato per un accordo di libero scambio con l’India; dopo una fase di stallo, l’intesa ha ripreso vigore a seguito del nuovo corso protezionistico degli Stati Uniti e lo scorso 28 febbraio la presidente von del Leyen e il premier indiano Modi hanno annunciato che l’intesa arriverà entro fine anno.
Per fronteggiare l’attuale crisi degli scambi con gli Stati Uniti, è necessario diversificare i mercati di destinazione, soprattutto guardando alla mappa degli accordi di libero scambio. Per farlo, è fondamentale la conoscenza e l’aggiornamento: per questo con Arcom formazione, di cui sono direttore scientifico, abbiamo messo a disposizione di imprese e professionisti la masterclass “Trade war export”, un percorso formativo per gestire i contratti e attenuare gli effetti dell’attuale contingenza, anche attraverso un uso più efficace dei numerosi FTA, strumento fondamentale per crescere in nuovi Paesi.
Se nel 2019 l’export verso i Paesi partner rappresentava il 33%, ora è del 46%, con un avanzo commerciale dell’Unione di 2 miliardi di euro. I nostri accordi preferenziali con la Corea del Sud e il Canada, ad esempio, registrano una crescita media delle esportazioni del 7% annuo.
Gli Accordi di ultima generazione vanno oltre l’abbattimento dei dazi doganali e rimuovono gli standard tecnici dei prodotti, che rappresentano barriere occulte spesso più insidiose e limitative delle tariffe. Con i più recenti FTA, l’Europa ha rimosso 140 ostacoli alle esportazioni dell’UE in oltre 40 Stati, tra cui si segnalano le barriere fitosanitarie sull’agri food e quelle tecniche sui prodotti ad alta tecnologia per le importazioni in Giappone.