Cbam esteso agli elettrodomestici

Cbam esteso agli elettrodomestici

di Sara Armella e Stefano Comisi

Il CBAM verrà esteso anche ai prodotti industriali finiti e semilavorati. La Commissione europea in data 17 dicembre ha presentato una proposta di regolamento che amplierà, a partire dal 2028, il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, includendo, accanto alle materie prime originariamente previste (ferro, ghisa, acciaio, alluminio, energia elettrica e fertilizzanti) circa 180 nuovi prodotti derivati, tra cui macchinari ed elettrodomestici. I settori industriali e siderurgici sono i comparti maggiormente interessati: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, supporti metallici, cilindri, radiatori industriali, macchine per la fusione. Rispetto a tali prodotti, gli importatori potrebbero essere chiamati ad adempiere le formalità del meccanismo.

A partire da ottobre 2023, il CBAM, infatti, impone agli operatori europei il rispetto di una serie di obblighi dichiarativi e di rendicontazione delle emissioni. Da gennaio 2027, inoltre, sarà obbligatorio acquistare dei certificati corrispondenti alle quote di emissioni di carbonio, già importate in Unione europea nel 2026. È, tuttavia, necessario considerare che, a seguito delle recenti modifiche intervenute sul meccanismo, con l’adozione del regolamento UE 2025/2083, soltanto i soggetti che importano merci per quantità superiori alla soglia di 50 tonnellate di merci CBAM ogni anno dovranno acquistare tali certificati e chiedere una certificazione “Dichiarante CBAM autorizzato”, condizione obbligatoria per importare a partire dal 1° aprile 2026.

Secondo le stime della Commissione, sono attualmente circa 182 mila gli importatori UE che si trovano al di sotto di tale soglia ma che, tuttavia, rappresentano meno dell’1% delle emissioni di carbonio complessivamente coinvolte dal meccanismo. Di conseguenza, il parametro delle 50 tonnellate l’anno potrà aumentare o diminuire, al fine di garantire un livello di copertura elevato, stimato tra il 95% e il 99% delle emissioni totali incorporate nelle merci CBAM importate.

Tra i prodotti interessati dalla proposta di regolamento rientrano anche i rottami di acciaio e alluminio. L’idea della Commissione UE, infatti, è quella di non considerare più tali prodotti come a “emissioni zero”, bensì di ricomprendere anche gli scarti di lavorazioni nel meccanismo, assicurando un prezzo del carbonio uniforme tra prodotti fabbricati UE e beni importati ed evitando possibili distorsioni. La scelta di ampliare il campo di applicazione del CBAM è finalizzata a garantire una maggiore copertura delle emissioni di gas a effetto serra, riducendone l’impatto e mitigando alcuni fenomeni elusivi che sono stati osservati negli ultimi due anni, come il trasferimento, da parte degli operatori unionali, dei propri stabilimenti all’estero oppure l’importazione di semilavorati o prodotti finiti al posto della materia prima.

Il contenuto della proposta di regolamento prevede anche il rafforzamento dei poteri di controllo e verifica sulle dichiarazioni relative alle emissioni. Gli importatori dovranno fornire informazioni più dettagliate e dati facilmente tracciabili. La Commissione europea, inoltre, avrà la facoltà di accertare l’attendibilità delle rendicontazioni annuali e contestare eventuali comunicazioni inaffidabili o elusive, sostituendo i valori dichiarati con dati standard, i quali spesso possono rivelarsi svantaggiosi per gli importatori.

La Commissione propone, infine, un fondo di compensazione temporaneo per il biennio 2026-2027, destinato a sostenere i produttori europei che non importano beni CBAM. L’obiettivo è compensare la perdita di competitività sui mercati extra-UE, dove i prodotti europei rischiano di essere sostituiti da alternative più economiche e ad alta intensità di emissioni.

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